Parlare di fallimento del Brescia è tecnicamente improprio per ora, però si può parlare di fallimento sportivo e più in generale di fallimento di gestione.

Per il primo aspetto gli scenari sono tre:

1 – Cellino sana le pendenze e decide di ripartire dalla serie C/D;
2 – Cellino decide di aprire la procedura ‘concorsuale’
3 – Cellino resta ‘latitante’ e si apre il vero e proprio fallimento

La necessità primaria ora è quella di ricostruire, dalle fondamenta, liberi dalla tirannia di Cellino.

Il modello di gestione delle società sportive che ha caratterizzato il trentennio 1980-2000, il calcio dei padri padroni, è passato e naufragato. Oggi l’unica Società che adotta un modello di questo tipo è il Napoli: la classica eccezione che conferma la regola.

Proliferano le proprietà straniere; il loro è un calcio sostenibile. Oltre al risultato sportivo si cerca quello economico. Il primo non prescinde dal secondo. Sono finite le spese folli, il focus è anche sui fattori sociali ed ambientali. Questo è ciò che fanno i Fondi di Investimento. Lo dovrà fare pure la futura proprietà del Brescia.

I Fondi sono strumenti finanziari che raccolgono i risparmi di investitori per creare un unico portafoglio gestito da professionisti. Perché allora non creare qualcosa di similare a livello ‘nostrano’ con imprenditori (la cordata, ma in una ottica nuova) e Capitani di Industria bresciani con una gestione opposta a Cellino.

Governance trasparente, etcia ed autorevole (tutti elementi mancati nella gestione Cellino), che investe sul territorio e sulla Società: potremmo così portare a Brescia un nuovo modello.

“Nessuno è profeta in patria”, ma almeno proviamoci… Al nostro territorio non manca nulla per ‘cucinare’ in casa.